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al testo di Gil
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Strano a dirsi di questo nostro essere carne nella Storia e con l’assenza di padri o madri alle spalle che non siano gli stessi nostri volti di fango. C’è uno specchio della crudeltà costruito con lembi di carni strappate e frammenti di ossa con crani intrisi di urla, di grida e di sangue con un tempo di istanti eternamente uguali tra loro uno spazio destinato all’oblio della matrice umana con occhi e sguardi d’innocenti e di alcuni mutati in violenza d’animale braccato da fame, freddo e terrore. Non vi è perdono né un altrove dove espungere la carne dall’anima perché la foresta riarsa dal fuoco non rinasce o mai rinasce com’era. Ma nell’orrore dello scempio non vi è più la gola degli innocenti a mostrare l’abisso: in quell’abisso vi rimanda lo specchio ciò che avete permesso a voi stessi di diventare: artigli di un mostro senza testa vilipendio della vostra stessa umanità Che mai sposi maldestra una lucida follia lo sterco della Storia, perché non figli al tempo la cieca colpa della vostra disumanità. |
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